giovedì 2 ottobre 2008

FINE DEL BLOG

Basta, non ho più voglia di scrivere.
Magari al massimo farò dei disegni.
Ciao a tutti.
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martedì 30 settembre 2008

THE SPECIAL ONE

Quinta giornata del campionato italiano di Mourinho. Alla presenza di Mourinho, venti squadre allenate da Mourinho si sono mosse come voleva Mourinho, e in tutte si sente la mano di Mourinho, che è stato ripetutamente inquadrato dalle telecamere mentre creava gli schemi di Mourinho, personaggio fuori dagli schemi. I numeri parlano chiaro: Mourinho fa gol al razzismo. Intanto, Napoli merita Mourinho. Non esiste più il mezzo Mourinho. Mercato: ieri Mourinho ha comprato l’uva. Ma con piglio da vincente. Ha pagato cinque euro e venti con un carisma a cui in Italia non siamo abituati. Monica Bellucci ha un sogno proibito: Mourinho. Liberate Mourinho. La palla deve superare completamente Mourinho. Mourinho is now. La libertà di un individuo finisce dove inizia Mourinho. Mourinho ha la soluzione per il Medio Oriente – ma ha fatto sapere che gli interessa solo l’Inter. Mi sembra una prova di serietà. Mourinho fa gol alla povertà. Alcuni sostengono che Mourinho non esiste ed è solo una macchinazione. Polemiche in Rai: solo due canali Rai saranno dedicati a Mourinho – il terzo andrà sul satellite - lassù, troverà Mourinho. Mourinho è concreto, ma anche generoso. In questa stagione non si sa mai come si vestirà Mourinho. Mourinho fa gol alla violenza. Una volta, qui, era tutto Mourinho. Mourinho è lo sport più completo. I negri hanno Mourinho nel sangue. Nelle fogne di New York c’è Mourinho. Lo spinello porta a Mourinho. Se Mourinho avesse le ruote, avrei per nonno Mourinho con le ruote. No, un momento. Mmh. Non torna del tutto, ma se Mourinho se lo prefigge come obiettivo, diventerà mio nonno e con le ruote. Alle sfilate milanesi, presentato il Mourinho primavera-estate 2009: un Mourinho che seduce con ironia sbarazzina ma non civettuola, che vive il suo tempo ma sa abbandonarsi alle emozioni. Mourinho fa diventare ciechi. Secondo l’Istat, Mourinho è aumentato del 12,4%. Allarme tra gli scienziati: sembrerebbe esserci un buco nello strato di Mourinho che protegge la Terra. Dopo la pioggia, viene Mourinho. Strano fenomeno. Trovare parcheggio intorno a Mourinho è praticamente impossibile.
Prendete i mezzi.
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lunedì 22 settembre 2008

UOVA

"Dopodiché si fece molto tardi, dovevamo scappare tutt'e due. Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto che donna fantastica era, e di quanto fosse divertente solo conoscerla… e io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete… quella dove uno va da uno psichiatra e dice: "Dottore, mio fratello è pazzo. Crede di essere una gallina". E il dottore gli dice: "Perché non lo interna?". E quello risponde: "E poi a me le uova chi me le fa?".
Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali e pazzi e assurdi e… ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova".

Io & Annie (Woody Allen)
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ROMBO DI TUONO

Sven Girbisson, che per motivi di privacy chiameremo con un nome di fantasia, Rombo di Tuono, viveva in Svezia, proprio come Jòn Alhafssòn, ma a differenza di Jòn Alhafssòn lui non era Jòn Alhafssòn; si tratta di un dettaglio che ai più potrebbe apparire insignificante, ma non lo è se in realtà effettivamente non sei Jòn Alhafssòn.
Rombo di Tuono viveva in un bel villone appena fuori dal centro di Malmoe, regalo che si era fatto dopo aver agguantato un’inaspettata ed enorme eredità, frutto della morte di sua zia Judith, che chiameremo Zia di Rombo di Tuono.
Come ogni domenica Rombo di Tuono bivaccava insieme ai suoi amici ai bordi della piscina nel giardino del suo bel villone. Era una vita piena di agi e comodità, di feste e donne svedesi, di droga ed electro-rock. Per Rombo di Tuono era una vita che, per quanto apparentemente desiderabile, stava ormai diventando una specie di svogliata sopravvivenza priva di desideri e stimoli.
Come ormai da tradizione, Rombo di Tuono stava passando anche la giornata di domenica 16 luglio 1992 tra gente semi sconosciuta, a bere e a guardare le corse delle macchine in tv, con Nigel Mansell che ad Hockenheim vinceva facilmente e in modo ormai più che prevedibile l’ennesimo gran premio della stagione, mentre in giardino impazzavano i festeggiamenti. “Festeggiamenti per che cosa poi?”, si chiedeva Rombo di Tuono.
A due giri dalla fine del gran premio Rombo di Tuono, che per comodità chiameremo Sven, si alzò dalla sua poltrona e si unì pur controvoglia alla gioiosa combriccola.
Dovresti smetterla, Ian” disse rivolto al suo amico Ian, che stava tirando l’ennesima striscia di coca sotto al sole.
Dovrei smetterla...”, disse Ian, “ma sono stato in Vietnam, amico, e il Vietnam è una brutta botta da dimenticare, e io non ce la faccio...”.
Non era mai stato in vita sua in Vietnam, Ian. Si confondeva con il Kenya. Era stato in Kenya una volta, per sbaglio, aveva mancato l’uscita al casello e aveva proseguito finché non aveva fatto buio, il giorno dopo si era svegliato ed era in Kenya. D’altra parte Sven ormai era stanco di fargli notare la cosa e pensava fosse meglio assecondarlo.
Lasciò Ian alle sue cose e proseguì ignorando la sua odiata sorellastra, che faceva all’amore sull’erba col suo pastore tedesco Wolf e col virus dell’influenza suina, e si avvicinò a Florance, anche lei visibilmente fuori di sé a causa di chissà che sostanza.
Quanti anni hai Sven?” lei gli chiese.
Ventitredici” rispose Sven senza neanche porre attenzione alle parole che gli uscivano di bocca.
Ventitredici...” ripeté meccanicamente lei. “Ventitredici... Ventitredici... Ventitredici... Ventitredici..” meccanicamente, “Ventitredici... Ventitredici... Ventitredici... Ventitredici... Ventitredici” continuava a ripetere meccanicamente, “Ventitredici... Ventitredici... Ventitredici...”.
Stufo, Sven si alzò per andarsene, ma in quell’istante Ian cadde in acqua. Lo guardò inabissarsi fino a toccare il fondo poi, inespressivo, disse: “Andiamo nell’altra piscina”, e tutti lo seguirono, Ian escluso. Fu l’ultima volta che videro Ian.
Sven si sdraiò su una sedia a sdraio e prese sonno.
Quando si svegliò erano tutti morti, compreso lui stesso, e nessuno di loro riuscì mai a capire come potesse essere successa una cosa del genere.

giovedì 18 settembre 2008

TENNIS, TV, TRIGONOMETRIA, TORNADO (E ALTRE COSE DIVERTENTI CHE NON FARA' MAI PIU')

Quando in una settimana muoiono prima David Foster Wallace e poi Richard Wright, è evidente che qualcosa è andato storto, in questa settimana.
Se ne vanno sempre i migliori.
Non è vero, se ne vanno anche i peggiori, ma per loro non ci dispiace.



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mercoledì 10 settembre 2008

IT'S THE END OF THE WORLD AS WE KNOW IT (AND I FEEL FINE)

E come potrei esimermi dallo scrivere anch'io qualche sciocchezza su LHC? Potrei, ma non mi esimermerò. Esimermò. Esirmo. Emismerò. Scriverò qualche sciocchezza anch'io.
Stamattina dovevamo morire tutti, ormai lo si dava per scontato, o quanto meno era molto probabile a sentire quel che sosteneva una larga schiera di scienziati. Proprio scienziati no magari, però alcuni giornalisti del tg4, un cugino di Piero Angela, Studio Aperto e la redazione di Focus (che sono un po' le colonne del mio background culturale) sembravano parlarne con cognizione di causa.
Invece no, non è successo niente, forse anche perché oggi dovevano solo accendere le macchine.
Scherzi a parte, rassicuriamo tutte le nonne e le mamme: non c'è alcun pericolo, questi esperimenti sono del tutto sicuri, non ci sarà alcuna conseguenza. E comunque se anche fosse, essere risucchiati da un buco nero dev'essere veramente una ficata.

Diverse comunque le domande a cui si cercherà di rispondere attraverso questo progetto:
- è nato prima l'uovo o la gallina?
- come è fatto il bosone di Higgs? come lo possiamo utilizzare? ha almeno un buon sapore?
- com'era l'universo negli attimi immediatamente successivi al Big Bang? era ospitale? si trovava parcheggio facilmente? quanto costava un litro di benzina?
- il Milan potrà giocare col 4-2-3-1 senza che la formazione sia troppo sbilanciata?
- è possibile creare le condizioni per vedere tutte e 11 le dimensioni? se sì, quelle di Giuliano Ferrara si possono riconsiderare?
- secondo l'Osservatore Romano essere inghiottiti da un buco nero sarà sufficiente a stabilire il decesso di un essere umano?
- in che modo conoscere la non-materia può migliorare la mia vita se già con la materia ho i miei problemi?
- Margherita Hack è ancora viva?

Comunque, avete notato che bel colore verde smeraldo ha il cielo questa notte, con tutte quelle stelle luccicose che si muovono verso nord...?
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venerdì 5 settembre 2008

RECENT KEYWORD ACTIVITY

Caro amico del Ministero Delle Politiche Agricole Alimentari E Forestali che mi arrivi sul mio blog cercando le parole "fumetti erotici svedesi", ciao.
Purtroppo no, fumetti erotici svedesi non ne abbiamo qua, e se devo essere onesto non immaginavo neanche esistessero.
A presto.
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giovedì 4 settembre 2008

FATALITA'

Avete mai avuto l'impressione di vedere il vostro destino passarvi davanti senza poter far niente per bloccarlo?
Io sì, e il più delle volte l'ho visto poi allontanarsi in bici.
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martedì 2 settembre 2008

IL MATTINO HA LORO IN BOCCA

Stamattina sto uscendo, sto tentando di uscire, quando mi accorgo che tra me e la strada ci sono due persone, un ragazzo sui 20 anni e una vecchiaccia. Stanno là in piedi, in silenzio, con l'espressione a metà tra il furfante e quella di uno che mendica per un tozzo di pane; ci metto poco a capire che sono dei testimoni, di Geova per giunta.
La prima cosa che penso è "Maledizione, dei testimoni, e di Geova per giunta!".
Seguono alcuni secondi in cui mi avvicino molto lentamente a loro, pensando a una possibile via di fuga per evitarli; mi vengono in mente le seguenti idee:
1. fingere un malore (ma v'è il rischio che accorrano ad aiutarmi);
2. fingere di essere un povero mendicante (ma ho l'ipod in una mano e il telefonino nell'altra);
3. fingere di essere un ladro;
4. fingere di non accorgermi di loro e passargli accanto con indifferenza (tuttavia sono in bici, e passandogli a circa due metri di distanza con loro che mi chiamano sarebbe difficile fingere indifferenza);
5. salire in bici e scappare a velocità folle;
6. fingere di essere a mia volta un testimone di Geova e allontanarli rivendicando il fatto di essere arrivato per primo.
Purtroppo è già tardi, che loro mi piombano addosso come il leone sulla gazzella.
Seguono alcuni minuti in cui mi propongono di: parlare del futuro, lasciarmi una rivista, entrare in casa per parlare, parlare almeno là fuori, lasciare che mi spieghino perché loro in realtà non sono fastidiosi come le compagnie telefoniche che chiamano a casa anche se a te non interessa per niente ciò che loro offrono (tesi che avevo avanzato inizialmente).
Alla fine abbiamo raggiunto un punto d'incontro: loro non torneranno più a casa mia, il ragazzo partirà la settimana prossima e farà il marinaio nei mari della Polinesia, la vecchia si è convertita all'islamismo e da oggi pomeriggio si farà chiamare Maysun (che poi in lingua araba significa "donna di bell'aspetto").
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lunedì 1 settembre 2008

LA VERA STORIA DI JON ALHAFSSON

Jòn Alhafssòn era un aviatore svedese di 56 anni, nato nel 1922 in un piccolo paesino a pochi chilometri di distanza da Sigtuna, paese famoso in tutta la Svezia come “paese dei vichinghi”.
Jòn Alhafssòn aveva un piccolo aereo, di quelli che si vedono ormai solo nei film, quelli che dovevi far girare l’elica davanti a mano per metterli in moto. Era il suo piccolo gioiello. Jòn Alhafssòn, che non aveva figli e che aveva perso la moglie, Inga, a causa di un tumore al cervello che l’aveva consumata in poche settimane, considerava ormai il suo piccolo aereo come il suo unico interesse.
Jòn Alhafssòn mai avrebbe pensato che proprio quell’aereo gli avrebbe fatto vivere l’esperienza più incredibile di tutta la sua vita, e forse anche di tutta la tua vita, e probabilmente di tutta la vita della maggior parte di noi.
La mattina del 13 maggio 1978 Jòn Alhafssòn avviò il suo aereo e decollò per il suo giro quotidiano dentro allo splendente cielo svedese. “Un cielo perfetto per un bombardamento aereo”, pensò tra sé e sé.
Volò qualche miglia verso nord, senza pensare a niente di interessante né per me né per te, pensava a cose sue, cose che noi non possiamo sapere, perché fino a prova contraria di Jòn Alhafssòn sappiamo solo che viveva solo, non aveva figli, aveva perso la moglie per un tumore al cervello e ormai provava interesse solo per il suo piccolo aereo rosso. Altro non sappiamo. O meglio, tu non sai, perché io quantomeno so che in quel 13 maggio 1978 vide cose che voi umani non potete neanche immaginare.
Svolazza di qua e svolazza di là, Jòn era ormai per aria da un’oretta, quando vide il cielo scurirsi. Non fece neanche in tempo a dire “toh, vedo il cielo scurirsi” che si trovò immerso in una nebbia che sembrava tanto fitta quanto finta. Era molto strano, non gli era mai capitata una situazione del genere, l’atmosfera era così particolare, così irreale, che lui sentiva inspiegabilmente in bocca quel gusto metallico tipico di quando si prova paura. Ma non aveva paura, era solo tutto molto strano.
Cominciò ad avere veramente paura quando gli strumenti di bordo cominciarono ad andarsene per i fatti loro: bussola, tachimetro, contachilometri, tutto bloccato. Orientarsi col sole e le ombre era impossibile, visto che intorno c’era solo nebbia. Jòn Alhafssòn era effettivamente preoccupato.
Jòn era ormai in preda al panico e stava già pensando a quale frase avrebbe detto a sua moglie appena l’avrebbe incontrata nell’aldilà. Poi capitò qualcosa di clamoroso: la nebbia svanì da un momento all’altro, il cielo tornò blu, ma non il blu di prima, non un blu normale, era un blu talmente forte che era quasi impossibile staccare gli occhi da quel blu. Riuscì a staccare gli occhi da quel blu solo per guardare sotto al suo aereo, e capire sopra a cosa stesse volando: ghiaccio, una infinita distesa di ghiaccio. Fece due conti, e realizzò che c’era qualcosa di assurdo: aveva volato senza strumenti di bordo per non più di 5 minuti, e sotto di lui non poteva esserci tutto quel ghiaccio, così tanto ghiaccio che sembrava di essere sopra all’Antartide.
Fu proprio mentre pensava alla parola Antartide che si rese conto che non faceva freddo: l’aria era calda. E fu proprio mentre si rendeva conto che l’aria era calda che accanto al suo aereo comparvero due sfere di luce grandi quanto la testa di Sandro Bondi.
A questo punto la storia di Jòn Alhafssòn si fa abbastanza curiosa. Quelle due palle di luce erano la cosa più bella che avesse mai visto. Non lo so per certo, perché io Jòn non l’ho mai conosciuto di persona, ma suppongo che fossero la cosa più bella che avesse visto nella sua vita. Insomma, sarà stata la situazione, sarà che erano proprio belle, ma sono state la cosa più bella che Jòn ha visto in vita sua. Anche perché diciamocelo, Inga, sua moglie, era un donnone svedese, cresciuta assieme a dei boscaioli, e onestamente non era la cosa migliore con cui uno può sperare di addormentarsi la notte. Però va detto che Inga aveva un grande cuore e che Jòn le voleva molto bene per questo.
Jòn Alhafssòn a questo punto del racconto è praticamente inerme dentro al suo velivolo: da quando gli strumenti lo avevano abbandonato, Jòn non aveva più osato toccare niente, un po’ perché si era fatto la cacca addosso (letteralmente, non è una metafora, si era cacato addosso per la paura, e a dirla tutta si sentiva un po’ in imbarazzo: era di fronte a quelle luci abbaglianti, la cosa più bella della sua vita, ed era seduto in mezzo alla sua merda) e un po’ perché l’aereo si muoveva da solo, come se fosse comandato da una strana forza, verso un qualche punto preciso e distante.
I dieci minuti seguenti furono abbastanza insignificanti: Jòn era immobile e muto nel suo puzzo, le luci continuavano ad accompagnarlo e l’aereo ad andare.
Poi, d’un tratto, Jòn vide il ghiaccio lasciare spazio a una distesa di verde, di boschi e prati e fiumi che lo lasciò di merda (questa volta metaforicamente). Jòn capì che il suo destino si stava in qualche modo compiendo quando l’aereo perse quota e cominciò l’atterraggio, l’ultimo atterraggio della sua vita. Scese planando come un uccello, come se quella carcassa di metallo non avesse un peso, come se fosse seduto su una piuma anziché su un sedile di cuoio e sulla sua cacca. Entrò in una specie di tunnel, una sorta di galleria scavata nella roccia, si fece buio, si fece caldo, l’aria si fece soffocante e Jòn svenì.
Quando Jòn si risvegliò si ritrovò disteso su un lettino, al centro di un’enorme stanza di cui si faticava a vedere il soffitto; la luce che emanavano le cose, i muri, le sedie, le finestre, i mobili, lui stesso, era irreale. Si tastò immediatamente le terga e si rese conto che era stato pulito e cambiato, e che quella strana tutina azzurra che indossava era ridicola.
Tant’è, scese dal lettino e si ritrovò davanti qualcuno, qualcosa, un luminoso essere antropomorfo che gli fece un inchino e senza muovere la bocca (che peraltro non aveva) gli chiese come si sentiva e se poteva fare qualcosa per lui.
Ci si aspetterebbe che Jòn fosse terrorizzato, invece l’energia che quell’essere emanava dava a Jòn la sensazione che non c’era niente che potesse metterlo in pericolo, anzi, Jòn si sentiva l’uomo più fortunato al mondo a essere là, provava la sensazione di vivere un privilegio, sentiva che il senso della sua vita gli stava diventando chiaro.
Quella strana entità, ancora apparentemente senza parlare, gli disse di seguirlo, che non c’era tempo da perdere, che grandi cose lo stavano aspettando. Jòn allora lo seguì senza indugi; l’essere si spostava senza neppure toccare terra coi piedi, Jòn camminava dietro di lui sgraziato nella sua tutina.
Quando entrarono nella stanza adiacente, Jòn si trovò di fronte a qualcosa che lo lasciò di stucco. Un essere gigantesco era quello che stava aspettando Jòn. In realtà non era gigantesco, ma così sembrava, aveva un’aurea di enormità, sprigionava un’energia che sembrava inghiottire tutto ciò che gli stava attorno. Jòn gli arrivò a un passo e rimase fermo a bocca aperta aspettandosi di tutto.
Le parole dell’entità risuonarono nella testa di Jòn come un’esplosione: “Jòn Alhafssòn, sei stato scelto come rappresentante della tua specie, oggi il tuo destino ti sarà svelato”.
Jòn era una maschera di cera, voleva dire delle cose, ma non ci riusciva.
L’entità incalzava: “E’ arrivato il momento di un grande cambiameto [disse proprio “cambiameto”, Jòn se ne accorse ma non ebbe il coraggio di fare notare l’errore, tra l’altro comprensibile considerando che lo svedese non sembrava essere la lingua madre di quell’essere parlante], un cambiameto che segnerà la storia della Terra e di tutto l’universo. Ma prima di spiegarti tutto, una domanda è doverosa: Jòn Alhafssòn, vuoi tu farti carico di tutto questo? La tua vita non sarà più quela [un altro errore] di prima, non potrai mai più tornare indietro. Se mi dirai di fermarmi, non procederò oltre, ti accompagneremo a casa e tu tornerai alla tua vita.
Dimmi, allore
[“allore” anziché “allora”]...”.
Jòn dovette prendersi alcuni secondi per riordinare le idee e per formulare un pensiero sensato, poi raccolse un po’ di fiato e disse: “Ma... tu sei... Mike Bongiorno!”.
L’entità fece una smorfia, si girò verso il suo simile, scosse la testa un paio di volte e poi sbottò: “Ora non importa chi sono io... sono Mike Bongiorno, ok, ma sono anche un sacco di altre cose, tu non sai niente di me... sono Mike Bongiorno, ma non è che passo la vita, e bada che ho 236 anni, a fare giochi in tv...”.
L’entità, visibilmente spazientita, tossì, inspirò, dopodiché riprese: “Sono Mike Bongiorno, sì, ma in realtà mi chiamo Yrghl [questo è il suono che emise, non so come si possa tradurre in lettere], contento? Ora, brutto svedese cacacazzi, vuoi rispondere alla mia domanda? Vuoi o no che ti spieghi cosa sta succedendo qui?”.
Jòn si ricompose un po’, fece un respiro profondo, ma proprio nel momento in cui stava per rispondere, gli scappò una scoreggia rumorosissima. L’entità con le fattezze di Mike Bongiorno strabuzzò gli occhi, cominciò ad emettere degli ultrasuoni stonatissimi, si girò e in un lampo scomparve dalla vista di Jòn, il quale stava blaterando parole tipo “No, mmm... no, scusate... oddio, che imbarazzo, no mi spiace, sono costernato... sarà stato che ho preso freddo... ero molto nervoso, non so cosa mi sia successo... io non volevo, vi giuro... perdono, vi prego...”.
L’entità che l’aveva confortato al risveglio gli si avvicinò e lo abbracciò, dopodiché Jòn svenne, e questa è l’ultima cosa che fece in vita sua.
Jòn Alhafssòn fu ritrovato alle 7 di mattina del 14 maggio 1978 in un vicolo di Osterby, privo di vita. La polizia disse che era stato ucciso, anche se non c’era nessun segno di colluttazione, perché quel che loro non potevano sapere è che Jòn era semplicemente spirato senza motivo apparente. Il movente di quell’omicidio non fu infatti mai ricostruito, ma il fatto che non avesse con sé denaro fece pensare a tutti ad un furto finito male.
Ma Jòn Alhafssòn non fu vittima di un furto andato a male, Jòn Alhafssòn morì perché ebbe la sfortuna di non riuscire a trattenere l’aria in pancia nel momento decisivo per sé e per tutta l’umanità.
Non sapremo mai quale avrebbe potuto essere il nostro destino, ma possiamo dire che c’è mancata una scureggia per saperlo.
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giovedì 28 agosto 2008

SVEZIA #8: lunedì 25 agosto

Ore 15.58.
Sono all'aeroporto di Skavsta.
Dopo un'ultima mattina da turista dedicata ai souvenir e alle cartoline per i parenti, ho preso il bus e sono arrivato fin qui, e fra breve volerò in Italia, verso casa.
Cosa posso dire? E' stata una bella vacanza, che resterà di sicuro nella mia memoria. A ripensarci mi pare sia passato molto più che una sola settimana, segno che di cose ne ho fatte, e penso ne sia un'ulteriore prova il dolore che sento ai piedi, che vi assicuro sono un po' consumati sotto...
Non è facile descrivere quello che ho visto, i posti in cui sono stato, ma è molto più difficile, forse impossibile, descrivere le emozioni che ho provato. Fatto sta che in questo momento, se dovessi spiegare con una sola parola il mio stato d'animo, direi: leggero. Poche volte mi sono sentito così sereno, con questa vaga sensazione di benessere nella mente e nel corpo (eccetto che nei piedi, chiaramente). Sto bene, ecco. E torno a casa con quest'aria in corpo, torno a casa contento, felice di ritrovare la mia vita vera, e questa è una cosa che non accadeva da tanto tempo.
Non so se consiglierei a chiunque un'esperienza come questa. Immagino che a molti possa sembrare una sciocchezza, che molti siano in grado di andare ben oltre, ma per me che non ho mai viaggiato tanto, per me che non ero mai stato così tanto tempo lontano da casa completamente da solo, per me che non avevo neanche mai dormito in tenda, è stata una bella prova.
Non è stato neanche tutto così semplice comunque, qualche momento difficile c'è stato, qualche momento in cui mi sono chiesto cosa diavolo stessi facendo, trovarsi nel bel mezzo del niente senza possibilità di chiedere aiuto, in posti che se per caso scivoli giù da una scarpata e ti fai male rischi che ti ritrovino tra chissà quanto tempo, senza scambiare una parola con nessuno per giorni, senza parlare in italiano con nessuno a parte una manciata di telefonate dei miei genitori, vittima dei capricci del tempo, senza doccia, senza tanto cibo...
Ma una volta accettate queste cose, una volta superate le prime incertezze, una volta calato realmente nello spirito di questo viaggio, ho trovato un'esperienza in grado di scuotermi dentro.
Potrei sembrare esagerato, in fondo è stata una manciata di giorni in giro, ma posso assicurare che per me è valsa più di tante settimane anonime intrappolato nella mia vita.
Quello che mi basta e che spero è di poter usare questi pensieri, questi ricordi per vivere un po' meglio. In fondo si tratta di questo, sopravvivere nel miglior modo possibile, aiutandoci con le piccole cose che raccogliamo qua e là nel nostro vagare.

Album del giorno: Beach House - Devotion.
Canzone del giorno: Home Again.

SVEZIA #7: domenica 24 agosto

Ore 11.06.
Un'altra splendida giornata, peccato dover ripartire proprio adesso che è arrivato il bel tempo...
Ho notato che qui perfino i barboni sono più belli; sono vestiti in maniera dignitosa, non danno fastidio, quasi si mescolano tra la folla. Li riconosci solo perché ogni tanto prendono qualcosa da terra e poi con la scusa di gettarla nel cestino ci danno una breve occhiata per vedere se trovano qualcosa che gli possa andar bene.
Mi rendo conto che finisce col sembrare che tutto qui sia perfetto, qualcosa tipo il Paradiso. Un po' penso sia dovuto al fatto che qualsiasi posto lontano che si visita ci si presenta migliore, almeno in apparenza, per il semplice fatto di essere diverso; un altro motivo sta nel fatto che io vengo dall'Italia, e l'Italia è l'Italia; infine, mi sa che Stoccolma è un posto effettivamente migliore, ad occhio sembra non solo una città belissima da vedere da turista, ma pure una città perfetta dove vivere: in mezzo alla natura, circondata dal mare, bella gente, poca confusione, poco traffico, culturalmente molto stimolante.
Insomma, brava Stoccolma, sei proprio una brava città.

Ore 15.53.
Mi sono appena preso un letto in un ostello, un letto con un cuscino, un materasso, un ripiano su cui appoggiare le mie cose e altre cose utilissime. Visto che domani me ne torno a casa mi sono concesso una notte al caldo con un bagno a portata di mano, un po' per prepararmi, che mi pare impossibile che tra 24 ore o poco più sarò di nuovo a casa mia.

Ore 17,43.
Ero qui in un bel parchetto, poco distante dal mio ostello, che leggevo in santa pace un buon libro. Alzo gli occhi e mi trovo un leprotto davanti, tipo a un metro dalle mie scarpe; l'ho guardato, lui mi ha guardato, dopodiché è zompato via di corsa.
Nonostante siamo praticamente in centro città, qua ci sono molte lepri, presenza che probabilmente va a rimpiazzare quella dei gatti: sono stato qui 3 giorni ad aprile e un'altra settimana ora e non ho visto un solo gatto. Avranno anche le lepri, avranno le renne, le alci, i lupi, gli orsi, ma come si fa a non avere i gatti? Dovrebbero procurarsene un po' di più, che come si fa, senza i gatti?

Ore 20.22.
Cala il buio sulla mia ultima serata svedese.
Se da una parte sono felice di tornare a casa dopo essere stato per tanti giorni così lontano, dall'altra c'è una vaga malinconia a lasciare questi posti in cui ho passato davvero dei bei momenti.
Però chissà, magari è solo un altro arrivederci, che gli addii non mi sono mai piaciuti moltissimo.

Album del giorno: David Gilmour - On An Island.
Canzone del giorno: On An Island.

SVEZIA #6: sabato 23 agosto

Ore 9.52.
Svegliarsi la mattina e rendersi conto di trovarsi dentro a una tenda, senza che nessuno intorno mi conosca e sappia che sono proprio qui è un'idea che mi trasmette un senso di libertà che dà una certa elettricità.
Intanto ho sistemato le mie cose e sono pronto a fare la mia entrata in città. Oggi anche il tempo pare buono e finalmente avrò una giornata all'insegna del relax, come se fossi in vacanza...

Ore 12.20.
Mi sono lavato, mi sono lavato davvero, finalmente una doccia vera. E' stato davvero un piacere, uno di quei piccoli piaceri della vita. La cosa più strana è stata guardarsi allo specchio, dopo tanti giorni: è stato un po' come riconoscere una persona che non si vedeva da tempo.

Ore 13.21.
Sempre bella Stoccolma, sempre un piacere per gli occhi, per il cuore e soprattutto per la pancia quando si entra a Saluhall, il mercato coperto della città; se fate un giro per questi posti, dovete assolutamente metterci dentro un piede, soprattutto se siete un po' stanchi e avete fame.
Grande popolo gli svedesi comunque, davvero danno l'impressione di essere una razza superiore a volte; a parte che sono tutti disponibili, simpatici (non tutti penso, però quelli che ho incontrato io lo erano), sono un popolo bello proprio fisicamente: qua sono tutti salutisti, fanno tutti sport, tutti vanno a camminare, tutti corrono a piedi, vanno in bici, si vede che ci tengono alla popria salute; penso che l'obesità qui sia uno degli ultimi problemi, o quantomeno prima di trovare uno grasso devi cercare parecchio.
E poi bisognerebbe parlare della leggenda metropolitana delle svedesi tutte belle, tutte bionde, eccetera. Non è una leggenda, è vero. Io non è che sia così facilmente impressionabile, però qui c'è da restare impressionati. Naturalmente sono quasi tutte bionde, e qualcuna è di una biondezza quasi incredibile, che più bionda di così non si può. E nonostante di solito le bionde non è che siano sto granché, qua trovarne una scadente è impresa ardua.
Favori della genetica. Genetica vichinga.

Ore 17.27.
Anche oggi è stata una giornata dispendiosa, che alla fine ho camminato tantissimo, che il tempo era splendido e la città invoglia a passeggiare.
Ora come ora sono in stazione centrale, ed è divertente guardare gli altri viaggiatori, immaginare da dove vengono, chi sono e dove stanno andando. Gli italiani però li riconosci subito, maledizione: o stanno mangiando in modo rumoroso, oppure sono al negozio che leggono la gazzetta di nascosto e poi la rimettono al suo posto uscendo furtivi.
In generale c'è tantissima gente con zaini, tende e sacchi a pelo, molti più di quel che pensavo: vuol dire che tutto sommato non sono l'unico cretino che trova questo modo di andare in giro tanto divertente...

Album del giorno: Bjork - Homogenic.
Canzone del giorno: Bachelorette.

SVEZIA #5: venerdì 22 agosto

Ore 8.38.
Oggi me ne torno verso la città, lascio la natura selvaggia e spero anche il brutto tempo, che anche oggi è nuvoloso in maniera preoccupante, e continua a piovviginare, e già le mie scarpe non si possono definire propriamente asciutte.
Il tempo qui è davvero strano, non riesce mai a piovere per tanto tempo, perché le nuvole si spostano a velocità talmente alta da sembrare irreale; a guardare il cielo certe volte sembra che la realtà viaggi a velocità doppia rispetto al normale.
Stasera dovrei arrivare alle porte di Stoccolma, dormirò appena fuori la città e poi da domani farò il turista vero.

Ore 18.01.
Un po' di quiete, un po' di relax. Quantomeno mi sono tolto le scarpe, che oggi alla fine dei conti ho camminato moltissimo, molto più di quel che pensavo fosse necessario.
Davanti a me: Stoccolma. Da qui posso vedere Kaknastornet, la torre delle telecomunicazioni, alla mia sinistra; dritto davanti a me posso scorgere la torre al centro di Skansen, nell'isola di Djurgarden; appena un po' più a destra, da dietro la vegetazione si vede spuntare la città. Tra me e lei una distesa di prati di un verde così brillante da sembrare finti.

Vivono in un posto davvero invidiabile questi svedesi: una metropoli, la capitale della Scandinavia, e alla sera in pochi minuti possono venire qui a camminare, correre, giocare; quelli che stanno un po' fuori invece, con poche centinaia di metri sono in mezzo a natura incontaminata, boschi e laghi.
Fidatevi, la Svezia è davvero un bel posticino, anche per viverci, mi sa; farà un po' freddo, e le giornate sono abbastanza cortine per la maggior parte dell'anno, però...
Adesso aspetterò il tramonto, poi monterò la tenda, farò la cacca, mangerò qualcosa e andrò a nanna.


Ore 21.30.
Forse la differenza principale che ho avvertito in questi giorni rispetto alla mia vita abituale (oltre evidentemente al fatto di trovarmi in Svezia), riguarda il tempo.
Certo, vivere basandosi sul sole e non sulla sveglia e l'orologio è già un cambiamento conisderevole, ma il discorso è più complesso. Quando sono a casa è il tempo a condizionare tutto, qualsiasi attività, qualsiasi cosa; restare un'ora senza far niente a volte è un dramma, ho spesso la sensazione che far niente significhi perdere tempo. Qua no, qua il tempo me lo sto godendo ogni minuto; ho passato ore a guardare un lago, o le nuvole, e in quei momenti ho avuto la netta sensazione di non aver mai impiegato il mio tempo in maniera migliore.

Album del giorno: Fleet Foxes - Fleet Foxes.
Canzone del giorno: White Winter Hymnal.

mercoledì 27 agosto 2008

SVEZIA #4: giovedì 21 agosto

Ore 6.43.
E' una sensazione stranissima quella di essere svegliati dalla luce del sole che filtra attraverso le pareti della tenda, uscire dal sacco a pelo, mettere fuori il musetto e ricordarsi di dove mi trovo in questo momento. Ha un che di appagante.

Ore 9.48.
Purtroppo il tempo oggi è brutto, e io sono ancora fermo, in attesa che almeno si plachi il vento.
Intanto qua sopra c'è un picchio che vorrei dire mi sta tenendo compagnia, in realtà per i primi dieci minuti mi teneva compagnia, poi ha cominciato semplicemente a rompere le balle. D'altra parte si tratta praticamente della prima anima con cui ho a che fare da ieri pomeriggio.
Il cielo non promette niente di buono, ma tutto sommato piove pochissimo, giusto 5 minuti ogni tanto, perchè le nuvole si spostano a velocità impressionante; ed è una fortuna, perchè se dovessi trovarmi in mezzo a un nubifragio avrei giusto l'occasione per combinare un disastro, tipo bagnare sacco a pelo, asciugamani, vivande e abiti di ricambio, che trovare qualcuno in grado di darti una mano non è mica tanto semplice qua in mezzo (il picchio al massimo potrei mangiarlo).

Ore 13.26.
Mi sono fatto coraggio e sono ripartito, e tutto sommato lontano dalla radura dove mi ero sistemato e dentro al bosco il vento è molto meno fastidioso.
Solo un'oretta di cammino è mi sono imbattuto in un delizioso rifugio, dove mi sono fermato per mangiare qualcosa; il caso ha voluto che fossi proprio là dentro quando ha cominciato a piovere per davvero, sicchè posso ritenermi quasi miracolato, che meglio di così era proprio impossibile.

Ho colto l'occasione per lasciare un segno di me stesso, ma il rifugio stesso è stato in grado di pormi nuove domande, come ad esempio: che fine avrà fatto Neve Campbell, che non l'ho più vista da nessuna parte?









Ho fatto caso a una cosa: in questi giorni non penso, tutti i problemi, i dubbi, le cose da cui scappavo, quelle che non riuscivo a raggiungere, ho lasciato tutto non so dove, fatto sta che qui con me non c'è spazio per tutta quella roba. Insomma, in queste ore c'è da pensare al tempo, al cibo, all'acqua da usare per bere e a quella per lavarsi, a trovare un posto per la notte, agli insetti, alle lumache...
E' davvero un'altra vita. Insomma, in Italia nel frattempo potrebbe essere successo di tutto, tipo potrebbe perfino essere che Shevchenko sia tornato al Milan (ok, alla sera accendo il cellulare per mandare un messaggio a casa e ricevo qualche aggiornamento sulle cose fondamentali...), e io non solo non ne saprei niente, ma neanche mi interesserebbe.
Mi piace stare qui insomma, seduto a guardare il vento che muove le onde del laghetto che ho davanti, starei qui delle ore, senza neanche sentire il bisogno di muovere un dito, solo a gustarmi questi attimi.
Quasi quasi viene da chiedersi cosa serve a un uomo più di questo.

Ore 18.11.
Mi sono appena accampato. Ho dovuto correre, perché effettivamente ha ricominciato a piovere, e tutto sommato mi sono salvato in modo dignitoso.
Oggi tra una cosa e l'altra non ho camminato moltissimo, e più che altro ho faticato a zompettare di qua e di là cercando di evitare l'acqua.
Ora mi sistemo un po', mi asciugo, mi cambio, mangio un boccone, prima che venga scuro leggo un po' e poi faccio la nanna. Mi pare un piano ineccepibile.
Domani verso sera dovei essere di nuovo nei pressi di Stoccolma, dove sabato e domenica dovrei fare il turista vero, provvederò a riacquistare sembianze umane e mi preparerò per ritornare a casa.
Già so che questi posti mi mancheranno, per quanto Stoccolma sia una città meravigliosa, e io ci passerei settimane a visitarla, è questo in mezzo alla natura il mio viaggio vero.

Ore 23.44.
Ho appena finito di leggere "Lo Straniero" di Camus.
"E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora".
Dopo aver chiuso il libro e spento la pila, mi accorgo che c'è una strana luce fuori, così mi lazo, abbasso la cerniera della porticina, e metto fuori la testa. E là ci trovo una luna così bianca e così vicina che mai avrei pensato una luna potesse essere così bianca e così vicina.
C'è qualcosa di particolare là fuori, un'atmosfera così strana. Per quanto mi senta perfettamente a mio agio, per quanto sia felice qui in mezzo, sono quasi intimorito dall'indifferenza con cui mi pare di essere trattato dalla natura; un uomo qui dentro è semplicemente una vita, un animale come qualsiasi altro, nessun favore, nessun modo di sovrastare niente e nessuno, semplicemente l'infinitesima parte di un universo di dimensioni incalcolabili.
Credo sia uno di quei discorsi del tipo "le stelle sono così grandi, io sono così piccolo...". Vado a dormire va là.

Album del giorno: Arcade Fire - Funeral.
Canzone del giorno: Une Annee Sans Lumiere.

SVEZIA #3: mercoledì 20 agosto

Ore 4.51.
Alba. In questo momento sono su una spiaggetta che mi godo l'alba svedese.
Potrei facilmente essere l'unica persona sveglia nel raggio di chilometri.

Ore 8.50.
Dopo l'alba ho ripreso sonno, ho dormito un sacco stanotte, che ieri notte non avevo dormito quasi niente.
Novità: ho fatto il fuoco!
Cioè, l'uomo ci ha impiegato migliaia di anni per fare il fuoco, io mi sono svegliato e in quattro e quattr'otto ho fatto il fuoco. Ok, avevo l'accendino e la gazzetta di lunedì da bruciare, però insomma, ho pur sempre fatto il fuoco e mi sono regalato una colazione calda.
Segnalo che per ora non ho avuto a che fare con nessuna zanzara, al posto delle zanzare qui ci sono libellule, libellule dappertutto, e non sembrano ostili.

Ore 18.16.
E anche per oggi posso fermarmi e montare la tenda. Ho camminato molto e ammetto che la fatica si fa sentire, tanto che tutte queste cose che vedo darebbero diversi spunti per scrivere discorsi memorabili, ma sono troppo stanco per riuscirci...
Comunque si tratta di una fatica diversa, non è come tornare a casa dopo 6 ore di lezione, o 8 ore di lavoro: distendersi sul sacco a pelo, chiudere gli occhi, sentire la schiena che si rilassa, il corpo che si scioglie sopra la terra calda, dopo una giornata passata a camminare tra boschi, ruscelli e laghi dà un certo godimento che faccio fatica a tradurre in parole.
Questo viaggio non è affatto semplice, e soprattutto non è finito, però comincio a sentire le sensazioni che speravo di vivere. Passare da un giorno all'altro dal divano a guardare le Olimpiadi a dormire in tenda da solo in mezzo a un bosco in Svezia è un bel salto e non è stato propriamente come alzarsi dal divano e andare in camera da letto, però mi è bastato poco per entrare in questa strana nuova dimensione; cercare il posto giusto per la tenda, ascoltare il vento e guardare le nuvole per capire se sia il caso o no di aspettarsi la pioggia, cercare legna asciutta per far fuoco, lavarsi con acqua raccolta un po' qua e un po' là nudi in mezzo al bosco... mi piace, non mi sento affatto fuori luogo, superato il primo impatto mi pare tutto così normale.
Credo abbia tutto un po' a che fare con una specie di spirito di adattamento, di sopravvivenza, qualcosa di molto primitivo o animalesco che fa parte dell'uomo, e che è semplicemente nascosto da qualche parte dentro di noi.








Ore 21.20.
Ho fatto la cacca.


Album del giorno: Kings Of Convenience - Quiet Is The New Loud.
Canzone del giorno: Cayman Island.
"if only they could see, if only they had been here, they would understand, how someone could have chosen to go the lenght I've gone, to spend just one day riding holding on to you, I never thought it could be this clear"
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SVEZIA #2: martedì 19 agosto

Ore 6.39.
Sono già sveglio, e i motivi sono principalmente due: ho un po' di cose da sistemare prima di mettermi in cammino e i gabbiani, che si sono messi a sbraitare appena hanno visto un po' di luce, cioè alle 4 e mezza circa.
La prima notte da solo in tenda in Svezia l'ho passata in una piccola spiaggetta/parchetto a pochi passi dal centro della città; è stato un po' strano, visto che praticamente non ho mai dormito in tenda da solo, ma ci si abituerà anche a questo.
Dopo aver preso su tutte le mie cose ed essermi diretto verso la stazione centrale ho incontrato: decine e decine di svedesi che facevano jogging (ed erano le 6 di mattina), ciclisti in maniche e pantoloni corte (ed è freddino), due lepri, un matto che faceva il bagno (che mi si è gelato il sangue nelle vene solo a guardarlo, che saranno non più di una dozzina di gradi, e non oso immaginare la temperatura dell'acqua).

Ore 11.58.
Sono in partenza.
Ho visto un bambino con le ruote. Aveva delle ruote sulle scarpe, e sfrecciava sulle ruote e quando voleva fermarsi si inclinava in avanti e si fermava appoggiando la punta per terra. Bellissimo. Gran popolo, gli svedesi.

Ore 14.23.
Passo sotto all'arco e comincia ufficialmente l'avventura (segnalo che solo per trovarlo quell'arco ho fatto una fatica enorme, che dalla fermata delle metropolitana è più distante di quel che sembrava dalla cartina, e che fa un caldo esagerato adesso, e che il mio zaino pesa un po' meno di me, ma non tanto meno).

Sono abbastanza sorpreso per quanto è popolato il sentiero, almeno all'inizio, è pieno di svedesi e cani di svedesi che camminano e che corrono, e che mi salutano e mi parlano in svedese, e io non è che lo svedese lo mastichi molto (so giusto salutare, ecco) e sicchè faccio sempre di sì con la testa e sorrido. Vabbè.

Ore 19.13.
Bene. Per oggi basta, ora ci godiamo un meritato riposo, che sono davvero stanco, forse troppo, ma non sapevo bene fino a dove potevo arrivare.
Stasera allora cena frugale e notte in riva al lago. Come paesaggio niente male, come era facile attendersi.









La giornata si era aperta con qualche dubbio, in fondo non so bene neanche io cosa sto facendo, poi però, sarà stata la splendida giornata di sole, saranno stati i paesaggi, sarà che sto cominciando a entrare nello spirito dell'avventura, devo dire che me la sono goduta.

Album del giorno: Sigur Ròs - Agaetis Byrjun.
Canzone del giorno: Svefn-g-englar.
Uscire dalla tenda con Svefn-g-englar nelle orecchie mentre il buio cala silenziosamente sulle onde di un lago in un punto non ben definito della Svezia è una di quelle esperienze che posso augurarvi di vivere.

SVEZIA #1: lunedì 18 agosto

Ore 0.43 (perciò sarebbe ormai già martedì...).
Sono a Stoccolma. Per ora è andato tutto benone, anzi, è stato fin troppo facile arrivare fin qua.

Poche le cose da segnalare:
1. l'odio che mostrano gli addetti alle valigie in aeroporto nei confronti delle valigie; sono sceso quasi per ultimo dall'aereo e così ho potuto vederli, e le scaricavano e le lanciavano sui carrelli con una cattiveria che mi ha lasciato sgomento;
2. il ragazzo di origini orientali che era seduto accanto a me sul bus da Nykoping a Stoccolma: aveva la mandibola così sporgente che era talmente tanto brutto da sembrare quasi bello. Tra l'altro ha dormito per tutto il viaggio, poverino, sarà stato stanco; solo che tendeva a inclinarsi pericolosamente dalla mia parte, il dannato muso giallo, con quella mandibola spaventosa, che io ho fatto tutto il viaggio rannicchiato addosso al finestrino.

Stoccolma, quindi. E' un ritorno, c'ero stato già ad aprile assieme ad alcuni amici, solo per 4 giorni. Questa volta sarà una vacanza un po' differente, mi sa...
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martedì 26 agosto 2008

HOME AGAIN

Sono tornato.
Tutto bene, sono sano e salvo e devo dire che sono proprio soddisfatto di come è andata.
Ho visto che in questi 8 giorni in cui non ho praticamente guardato la tv e letto i giornali sono successe alcune cose interessanti, nessuna sconvolgente (l'ultima volta che ero stato all'estero, quando sono rimpatriato mi sono trovato Calderoli ministro per la semplificazione, per esempio, sicché stavolta abbiamo limitato i danni).

Beh certo, una cosa ci sarebbe... non sono stato l'unico a tornare, un'altra persona ha fatto ritorno a casa, una persona importante, una persona che non ho mai dimenticato, nonostante tutto.
Uno dei rarissimi grandi amori della mia vita, che mi ha dato tante gioie, e come tutti i grandi amori è stato in grado di farmi soffrire tremendamente. Ma il tempo rimargina le ferite, e anche se i tradimenti non si dimenticano, si possono mettere da parte, per i grandi amori. In fondo so che non sono stato l'unico a stare male, so che anche questa persona ha sofferto, per quel che ha fatto e per le conseguenze di quel che ha fatto.
Ritorna, e chissà se sia la cosa giusta, chissà se le cose torneranno come una volta, se saranno meglio, o se sarà solo un'occasione in più per constatare che il passato va lasciato dov'è.
Per ora, tutto quello che posso dire è: bentornato Sheva.
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venerdì 15 agosto 2008

PREPARATIVI

Lunedì parto e vado in Svezia.
8 giorni, da solo, tenda, zaino e piedi. E basta.
E' tutto pronto: ho il biglietto dell'aereo, ho la tenda che si monta da sola in 2 secondi (e che però non sono ancora riuscito a convincere anche a chiudersi da sola), ho lo zaino, ho il sacco letto, ho tutto quel che mi può servire per sopravvivere (credo). Ho tutto insomma, non manca niente (spero).
Il piano prevede la partenza da Treviso verso sera e l'arrivo due ore e mezza dopo all'aeroporto di Skavsta; da lì si va in bus fino a Stoccolma, dove si trascorrerà la notte. Il giorno dopo si va verso l'alto e si prende il sentiero Roslagsleden, dopo di che quel che sarà sarà.
Tra i vari pregi della Svezia, che potete in parte leggere qui, c'è anche l'Allemansratten, cioè il diritto di accesso comune: lì ognuno è libero di vagabondare e campeggiare ovunque, ad eccezione delle zone coltivate e delle proprietà private; l'unico vincolo è di portare rispetto e non danneggiare la natura, che per gli svedesi è sacra (sì, rispetto all'Italia è tutto un altro mondo).
8 giorni solo, in mezzo a una natura da togliere il fiato, senza tv, senza telefono, senza computer, senza orologio, senza macchina, senza semafori, senza clacson, senza traffico, senza impegni, senza appuntamenti, senza obblighi, senza programmi da rispettare, io e basta.
Sarò onesto, mi autoinvidio.
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lunedì 11 agosto 2008

LO SPIRITO OLIMPICO #2

Uno un giorno si sveglia, vede che è il giorno di inaugurazione delle Olimpiadi, e com'è un po' tradizione in tutto il mondo, decide di invadere un paese confinante.
Il paese confinante, in pieno spirito olimpico risponde mandando l'esercito e bombardando obiettivi militari e civili alla cazzo di cane.
Intanto siamo nel 2008, non sembra, ma queste sono proprio le Olimpiadi del 2008. Per dire, gli antichi greci, che in quanto ad aggressività non erano mica gli svizzeri, ai tempi degli antichi greci, quando c'erano le Olimpiadi fermavano le guerre.
Quest'altro, impegnatissimo proprio a seguire le Olimpiadi, se ne esce affermando che la "la violenza di Mosca è inaccettabile". D'altra parte lui, Gandhi e Babbo Natale sono un po' i simboli della pace nel mondo.
Noi, in pieno spirito olimpico, prima che comincino le gare di atletica, potremmo invadere il Kenya e puntare al podio nel medagliere in grande stile.
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sabato 9 agosto 2008

LO SPIRITO OLIMPICO


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UN MAIALE AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO

Martedì decido di andare dal mio dottore per farmi fare la ricetta per l'antidoto all'allergia. Visto che sono circa 86 ore che piove ininterrottamente, non mi preoccupo del fatto che ci possa essere molta gente, dato che è risaputo che i vecchi e i malati con il clima avverso restano rintanati in casa a lamentarsi del tempo.
Oltretutto, mi dico che è meglio andarci il prima possibile dal medico, prima che arrivi la pandemica influenza suina e tutti i malati immaginari desiderosi di una malattia vera si catapultino in ambulatorio al primo colpo di tosse.
Prendo la macchina, arrivo al parcheggio e ho subito il mio da fare a scacciare un piccolo maialino vestito di stracci che vuole l'elemosina e che riesco a levarmi dalle balle solo mettendomi a correre, mentre lui mi urla "Sgrunf! elemosina signore, solo due euri, dare me due euri, ngruuf! io malato, tu no andare via, sgrouf sgruf!".
Quindi alle 17 e spiccioli entro in ambulatorio e ci trovo più persone di quelle che ci sono nel resto del mondo all'esterno dell'ambulatorio.
Prendo il mio numerino: 78. Guardo il numerino sul display: 56. "Gulp", mi dico.
L'attesa è quasi insopportabile, e riesco a non morire di inedia solo perché non ho una mazza da fare da mesi e quindi sono ben allenato, e perché ho avuto l'accortezza di portare con me un libro, che riesco tra l'altro a finire di leggere più o meno quando è il turno del 75.
A nulla valgono alcuni miei furbi tentativi di sfoltire la fila, come ad esempio una serie di starnuti, seguiti dall'esclamazione "Cavolo, da quando sono tornato dal Messico a vedere quella mostra di suini, ho questo terribile raffreddore che non mi dà tregua..."; ottengo, invece, solo indifferenza da parte dei navigati ed esperti vecchiacci e delle due mucche pazze sedute di fronte a me, che si guardano l'un l'altra, scuotono la testa e si rimettono a scacciare le mosche con la coda.
Quasi alle 20 arrivo all'ultimo livello: il mostro, che ha le sembianze del mio dottore. In un paio di minuti lo sconfiggo, completo il livello, termino il gioco e torno a casa.
E tutto è bene quel che finisce bene.

venerdì 8 agosto 2008

LA MEGLIO GIOVENTU'

http://tv.repubblica.it/copertina/mondo-emo/22502?video

Io sto lavorando a una mia teoria secondo la quale i gggiovani d'oggi sono completamente rincoglioniti.
Ma potrei amche sbagliarmi.
Però non credo.
Mi sa che sono proprio completamente rincoglioniti.

Che anch'io sono stato gggiovane qualche anno fa, e non ero mica così. Che anch'io avevo i miei problemi, che anche i miei amici avevano dei problemi, che anche io avevo degli amici con i genitori divorziati, o che andavano male a scuola, o che si drogavano, ma almeno lo facevano con una certa dignità, che non eravamo mica così noi; anche quelli più stupidi, erano stupidi, ma lo erano in maniera così genuina che sembravano quasi normali.
Oggi invece.
Non so, io quando avevo 14 anni pensavo solo alla foca e al calcio, questi passano il pomeriggio a pettinarsi in bagno.
Sbaglierò, ma sono contento di essere stato gggiovane 10 anni fa.
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martedì 5 agosto 2008

MIAO?

Quando, dopo aver portato da mangiare ai miei gatti, sto rientrando in casa, uno dei due, quello più intelligente, mi guarda.
Mi guarda con aria interrogativa, come se non si capacitasse del fatto che non resto là a mangiare anch'io con loro, non capisce, visto che è tutto così buono, perchè non mangio anch'io.
Qualche secondo dopo, perplesso, torna a concentrarsi sul piatto.
Ecco, io ho l'impressione che abbia capito che gli do da mangiare i miei avanzi, e mi sento in colpa.
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sabato 2 agosto 2008

I CATTOLICI ATEI

La cosa più brutta che può capitare a un essere umano è non essere religioso.
Ti spiego. Se sei religioso hai la strada spianata per l'aldilà: la mattina ti svegli, ti fai la doccia senza toccarti troppo, mangi e bevi senza esagerare, ti diverti, fai cose, mangi e bevi, dormi, il tutto con l’amore di Dio a guidarti. Il sesso potrebbe essere un problema, effettivamente, ma basta avvalersi della vecchia scusa che si fa solo per procreare. In caso di problemi più seri, c’è sempre la confessione e via.
E alla fine della giornata vai a letto sereno, sicuro al 100% che la mattina dopo ti risveglierai in questo o, ancora meglio, nell'altro mondo. E questo è il punto: non solo non hai più paura della morte, ma proprio non vedi l'ora.
Se ci pensi un poco è logico: chi vorrebbe stare ancora in un mondo come questo, pieno di malattie e libri, quando dall'altra parte c'è il Paradiso (il Pa-ra-di-so!)? Non un posto qualsiasi, ma proprio il Paradiso in carne ed ossa.
La gente dovrebbe non vedere l'ora di morire.
E ti dirò di più: il sogno di ogni genitore pio e devoto dovrebbe essere quello di vedere morire il proprio figlio da giovane, anzi, adesso che hanno abolito il Limbo, un secondo dopo la nascita, che vada subito in Paradiso. Ogni bravo genitore dovrebbe affogare i propri figli appena nati o, ancora meglio, abortirli. Un vero cattolico dovrebbe abortire, in continuazione.
Ma purtroppo, si sa, i cattolici quando serve sono atei.

venerdì 25 luglio 2008

25 LUGLIO 2003

Sono passati 5 anni e io non sono ancora riuscito a dimenticarlo quel giorno. Ho cercato di scordare i fatti, di nascondere le prove, di cancellare la tua faccia; e c'ero pure riuscito per un po', ma alla fine ci sono ricascato, sempre con te, sempre a causa tua.
Ho perso il conto delle volte in cui ti ho persa e poi ritrovata.
Finirà mai? Per quanto male possa essere stato in tutto questo tempo, e per quanto poco possa aver ottenuto oltre a un mucchietto di ricordi e fin troppi rimpianti, io quasi quasi spero di no.
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martedì 22 luglio 2008

LOST

Classifica dei dieci personaggi di cui non si sa più niente e che alla fine è anche meglio così, va là.
  1. Osama Bin Laden
  2. Eminem
  3. Lorena Bobbit
  4. l'animaletto del Tamagotchi
  5. Maurizio Seymandi
  6. Loredana Lecciso
  7. Joel Retornaz
  8. Piero Mazzocchetti
  9. il tizio che faceva la pubblicità della Kodak tanti anni fa che diceva "ciribiribì Kodak!"
  10. Michael Jackson
Tra l'altro quasi tutti potrebbero tranquillamente entrare nella classifica dei personaggi più odiosi che mi ricordo. Eccetto naturalmente il 7 e l'8, che restano degli idoli incompresi.
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lunedì 21 luglio 2008

ABBI DUBBI

Non so cosa sia peggio: che le due persone più importanti della mia vita non sappiano di esserlo, o che di me probabilmente nella 'classifica delle persone più importanti della loro vita' non ci sia traccia?
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martedì 15 luglio 2008

MEGLIO TARDI CHE MAI

Non so perchè lo facciano, ma al Milan mi comprano tutti i miei idoli con almeno un paio di anni di ritardo.
Redondo.
Rui Costa.
Rivaldo.
Ronaldo.
Ora Ronaldinho.
Non che poi siano stati tutti dei bidoni, c'è anche chi ha fatto del bene, però...
Ma sono sicuro che il dentone mi regalerà delle belle soddisfazioni. Almeno in PES dovrebbe essere ancora fortissimo l'anno prossimo...

Anche perchè questo, così a occhio, mi sa che l'abbiamo perso...

sabato 12 luglio 2008

LA BUONA EDUCAZIONE

Io, se avessi un figlio che si concia come uno dei Tokio Hotel, lo picchierei finchè non ritorna normale.

mercoledì 9 luglio 2008

IL MAESTRO CO(S)MICO

Lunedì ho comprato la Gazzetta dello Sport, un quotidiano che parla di sport e che potete trovare nelle migliori edicole d'Italia.
Ho comprato la Gazzetta dello Sport e ho guardato le figure, e poi ho letto i titoli.
E poi verso la fine ho trovato un'intervista a Marco Columbro.
Un'intervista a Marco Columbro sulla Gazzetta dello Sport.
Diceva così:

Marco Columbro ne è convinto: non siamo soli in questa galassia e il primo contatto tra terrestri e alieni è imminente.
Che cosa ci dobbiamo aspettare?
Nel 2012 ci sarà un'invasione pacifica dei nostri fratelli cosmici. Sarà una chiara manifestazione fisica della loro esistenza, un evento che annullerà le bugie che da 60 anni ci raccontano i governi.

Qual è lo scopo di questo primo contatto?
Gli alieni ci diranno esattamente da dove veniamo, a partire dal fatto che il nostro dna è stato portato qui su un'astronave. Ci insegneranno a riattivare quella parte di dna che ci è stata volutamente staccata per mantenerci inferiori. Sapremo la verità, diventeremo esseri di grande livello intellettuale e spirituale. Per noi sarà la fine di un mondo e l'inizio di un altro.

Migliorerà anche la Terra?
Gli alieni hanno gli strumenti per recuperare il pianeta nel giro di pochi minuti. Toglieranno l'inquinamento in un attimo

Da quanto tempo preparano il primo contatto?
Sono tra di noi da decine di anni, con incarichi anche molto importanti. Sfruttano i cosiddetti walk-in, in cui le anime extraterrestri propongono all'umano un accoro: salvare il suo corpo dalla morte prendendone possesso. Così durante il coma esce l'anima della persona e entra l'alieno. Altri arrivano con le astronavi e, dopo aver seguito dei corsi sulle nostre abitudini, vengono inseriti nella popolazione.

Lei è stato in coma.
Sì, per 3 settimane nel 2001. Ma non ho avuto esperienze particolari.

Ha mai avuto contatti diretti con i fratelli cosmici?
Ho avuto un incontro a New York, dopo un convegno di ufologia, nel cielo sopra la 54esima strada, ho visto una luce sferica enorme, poi sono diventate 3 e hanno formato un triangolo. E si sono messe a ruotare. Erano loro, ci salutavano.


Ecco.
Premesso che io Marco Columbro non ricordavo neanche bene se fosse ancora vivo, ecco, ora che so che è vivo, mi dispiace che sia ridotto così.

lunedì 7 luglio 2008

CON DIVIDERE

Non c’è niente di peggio che condividere con qualcuno a cui sei affezionato una cosa che ti entusiasma (un libro, una canzone, un film, una barzelletta, un’operazione chirurgica, il lemma di Heymann, il degasaggio nelle leghe di alluminio...) e notare proprio durante la condivisione che non solo questa persona non prova il tuo stesso entusiasmo, ma proprio non gliene può fregare di meno.
Ecco perché un blog è perfetto: posso scrivere imperterrito senza preoccuparmi del vostro interesse.

PRESENTAZIONE

Credo sia onesto da parte mia presentarmi, innanzitutto.

Come ti chiami?
Mi chiamo LM.

Dove vivi?
Dove mi capita, di solito in un mediocre paesino industrializzato in mezzo alla campagna veneta con gradazioni tra il grigio e il marrone.

Come sei fatto fisicamente?
Sono alto più o meno così, peso tot chili, due gambe, due braccia, un organo riproduttivo maschile.In generale sono molto bello.

Come passi il tuo tempo?
Annoiandomi, di solito.

Cosa hai fatto di importante nella tua vita?
Beh, un sacco di cose, ad esempio sono stato a Gardaland diverse volte.

Qual è l'esperienza che hai vissuto e che ti ha segnato più profondamente?
Una volta in Croazia ho fatto la pipì in mare.

Hai qualcosa che vorresti comunicare direttamente a tutti i tuoi potenziali lettori?
Sì. Vi odio tutti, chi più chi meno.

Grazie.
Prego.

domenica 6 luglio 2008

PRONTIPARTENZAVIA

Direi che visto che oggi compio la bellezza di 24 anni, è tempo di metter su un blog. D'altra parte mi pare che ormai si possa affermare che su internet non ci vanno più solo gli sfigati, quindi penso di non correre grossi rischi (di essere scoperto).

Bene, allora, vi chiederete cosa potrete trovare qui, suppongo... A grandi linee il nulla, fatti miei, idee, curiosità, ricordi, niente che vi possa interessare e niente che possa interessare più di tanto neanche a me. E allora perché il blog? Non lo so, avevo un desiderio di blog, anche Mastella ha un blog, perché io non dovrei?

Preciso, a scanso di equivoci, che ogni riferimento a fatti o persone in questo blog è puramente voluto.