giovedì 28 agosto 2008

SVEZIA #8: lunedì 25 agosto

Ore 15.58.
Sono all'aeroporto di Skavsta.
Dopo un'ultima mattina da turista dedicata ai souvenir e alle cartoline per i parenti, ho preso il bus e sono arrivato fin qui, e fra breve volerò in Italia, verso casa.
Cosa posso dire? E' stata una bella vacanza, che resterà di sicuro nella mia memoria. A ripensarci mi pare sia passato molto più che una sola settimana, segno che di cose ne ho fatte, e penso ne sia un'ulteriore prova il dolore che sento ai piedi, che vi assicuro sono un po' consumati sotto...
Non è facile descrivere quello che ho visto, i posti in cui sono stato, ma è molto più difficile, forse impossibile, descrivere le emozioni che ho provato. Fatto sta che in questo momento, se dovessi spiegare con una sola parola il mio stato d'animo, direi: leggero. Poche volte mi sono sentito così sereno, con questa vaga sensazione di benessere nella mente e nel corpo (eccetto che nei piedi, chiaramente). Sto bene, ecco. E torno a casa con quest'aria in corpo, torno a casa contento, felice di ritrovare la mia vita vera, e questa è una cosa che non accadeva da tanto tempo.
Non so se consiglierei a chiunque un'esperienza come questa. Immagino che a molti possa sembrare una sciocchezza, che molti siano in grado di andare ben oltre, ma per me che non ho mai viaggiato tanto, per me che non ero mai stato così tanto tempo lontano da casa completamente da solo, per me che non avevo neanche mai dormito in tenda, è stata una bella prova.
Non è stato neanche tutto così semplice comunque, qualche momento difficile c'è stato, qualche momento in cui mi sono chiesto cosa diavolo stessi facendo, trovarsi nel bel mezzo del niente senza possibilità di chiedere aiuto, in posti che se per caso scivoli giù da una scarpata e ti fai male rischi che ti ritrovino tra chissà quanto tempo, senza scambiare una parola con nessuno per giorni, senza parlare in italiano con nessuno a parte una manciata di telefonate dei miei genitori, vittima dei capricci del tempo, senza doccia, senza tanto cibo...
Ma una volta accettate queste cose, una volta superate le prime incertezze, una volta calato realmente nello spirito di questo viaggio, ho trovato un'esperienza in grado di scuotermi dentro.
Potrei sembrare esagerato, in fondo è stata una manciata di giorni in giro, ma posso assicurare che per me è valsa più di tante settimane anonime intrappolato nella mia vita.
Quello che mi basta e che spero è di poter usare questi pensieri, questi ricordi per vivere un po' meglio. In fondo si tratta di questo, sopravvivere nel miglior modo possibile, aiutandoci con le piccole cose che raccogliamo qua e là nel nostro vagare.

Album del giorno: Beach House - Devotion.
Canzone del giorno: Home Again.

SVEZIA #7: domenica 24 agosto

Ore 11.06.
Un'altra splendida giornata, peccato dover ripartire proprio adesso che è arrivato il bel tempo...
Ho notato che qui perfino i barboni sono più belli; sono vestiti in maniera dignitosa, non danno fastidio, quasi si mescolano tra la folla. Li riconosci solo perché ogni tanto prendono qualcosa da terra e poi con la scusa di gettarla nel cestino ci danno una breve occhiata per vedere se trovano qualcosa che gli possa andar bene.
Mi rendo conto che finisce col sembrare che tutto qui sia perfetto, qualcosa tipo il Paradiso. Un po' penso sia dovuto al fatto che qualsiasi posto lontano che si visita ci si presenta migliore, almeno in apparenza, per il semplice fatto di essere diverso; un altro motivo sta nel fatto che io vengo dall'Italia, e l'Italia è l'Italia; infine, mi sa che Stoccolma è un posto effettivamente migliore, ad occhio sembra non solo una città belissima da vedere da turista, ma pure una città perfetta dove vivere: in mezzo alla natura, circondata dal mare, bella gente, poca confusione, poco traffico, culturalmente molto stimolante.
Insomma, brava Stoccolma, sei proprio una brava città.

Ore 15.53.
Mi sono appena preso un letto in un ostello, un letto con un cuscino, un materasso, un ripiano su cui appoggiare le mie cose e altre cose utilissime. Visto che domani me ne torno a casa mi sono concesso una notte al caldo con un bagno a portata di mano, un po' per prepararmi, che mi pare impossibile che tra 24 ore o poco più sarò di nuovo a casa mia.

Ore 17,43.
Ero qui in un bel parchetto, poco distante dal mio ostello, che leggevo in santa pace un buon libro. Alzo gli occhi e mi trovo un leprotto davanti, tipo a un metro dalle mie scarpe; l'ho guardato, lui mi ha guardato, dopodiché è zompato via di corsa.
Nonostante siamo praticamente in centro città, qua ci sono molte lepri, presenza che probabilmente va a rimpiazzare quella dei gatti: sono stato qui 3 giorni ad aprile e un'altra settimana ora e non ho visto un solo gatto. Avranno anche le lepri, avranno le renne, le alci, i lupi, gli orsi, ma come si fa a non avere i gatti? Dovrebbero procurarsene un po' di più, che come si fa, senza i gatti?

Ore 20.22.
Cala il buio sulla mia ultima serata svedese.
Se da una parte sono felice di tornare a casa dopo essere stato per tanti giorni così lontano, dall'altra c'è una vaga malinconia a lasciare questi posti in cui ho passato davvero dei bei momenti.
Però chissà, magari è solo un altro arrivederci, che gli addii non mi sono mai piaciuti moltissimo.

Album del giorno: David Gilmour - On An Island.
Canzone del giorno: On An Island.

SVEZIA #6: sabato 23 agosto

Ore 9.52.
Svegliarsi la mattina e rendersi conto di trovarsi dentro a una tenda, senza che nessuno intorno mi conosca e sappia che sono proprio qui è un'idea che mi trasmette un senso di libertà che dà una certa elettricità.
Intanto ho sistemato le mie cose e sono pronto a fare la mia entrata in città. Oggi anche il tempo pare buono e finalmente avrò una giornata all'insegna del relax, come se fossi in vacanza...

Ore 12.20.
Mi sono lavato, mi sono lavato davvero, finalmente una doccia vera. E' stato davvero un piacere, uno di quei piccoli piaceri della vita. La cosa più strana è stata guardarsi allo specchio, dopo tanti giorni: è stato un po' come riconoscere una persona che non si vedeva da tempo.

Ore 13.21.
Sempre bella Stoccolma, sempre un piacere per gli occhi, per il cuore e soprattutto per la pancia quando si entra a Saluhall, il mercato coperto della città; se fate un giro per questi posti, dovete assolutamente metterci dentro un piede, soprattutto se siete un po' stanchi e avete fame.
Grande popolo gli svedesi comunque, davvero danno l'impressione di essere una razza superiore a volte; a parte che sono tutti disponibili, simpatici (non tutti penso, però quelli che ho incontrato io lo erano), sono un popolo bello proprio fisicamente: qua sono tutti salutisti, fanno tutti sport, tutti vanno a camminare, tutti corrono a piedi, vanno in bici, si vede che ci tengono alla popria salute; penso che l'obesità qui sia uno degli ultimi problemi, o quantomeno prima di trovare uno grasso devi cercare parecchio.
E poi bisognerebbe parlare della leggenda metropolitana delle svedesi tutte belle, tutte bionde, eccetera. Non è una leggenda, è vero. Io non è che sia così facilmente impressionabile, però qui c'è da restare impressionati. Naturalmente sono quasi tutte bionde, e qualcuna è di una biondezza quasi incredibile, che più bionda di così non si può. E nonostante di solito le bionde non è che siano sto granché, qua trovarne una scadente è impresa ardua.
Favori della genetica. Genetica vichinga.

Ore 17.27.
Anche oggi è stata una giornata dispendiosa, che alla fine ho camminato tantissimo, che il tempo era splendido e la città invoglia a passeggiare.
Ora come ora sono in stazione centrale, ed è divertente guardare gli altri viaggiatori, immaginare da dove vengono, chi sono e dove stanno andando. Gli italiani però li riconosci subito, maledizione: o stanno mangiando in modo rumoroso, oppure sono al negozio che leggono la gazzetta di nascosto e poi la rimettono al suo posto uscendo furtivi.
In generale c'è tantissima gente con zaini, tende e sacchi a pelo, molti più di quel che pensavo: vuol dire che tutto sommato non sono l'unico cretino che trova questo modo di andare in giro tanto divertente...

Album del giorno: Bjork - Homogenic.
Canzone del giorno: Bachelorette.

SVEZIA #5: venerdì 22 agosto

Ore 8.38.
Oggi me ne torno verso la città, lascio la natura selvaggia e spero anche il brutto tempo, che anche oggi è nuvoloso in maniera preoccupante, e continua a piovviginare, e già le mie scarpe non si possono definire propriamente asciutte.
Il tempo qui è davvero strano, non riesce mai a piovere per tanto tempo, perché le nuvole si spostano a velocità talmente alta da sembrare irreale; a guardare il cielo certe volte sembra che la realtà viaggi a velocità doppia rispetto al normale.
Stasera dovrei arrivare alle porte di Stoccolma, dormirò appena fuori la città e poi da domani farò il turista vero.

Ore 18.01.
Un po' di quiete, un po' di relax. Quantomeno mi sono tolto le scarpe, che oggi alla fine dei conti ho camminato moltissimo, molto più di quel che pensavo fosse necessario.
Davanti a me: Stoccolma. Da qui posso vedere Kaknastornet, la torre delle telecomunicazioni, alla mia sinistra; dritto davanti a me posso scorgere la torre al centro di Skansen, nell'isola di Djurgarden; appena un po' più a destra, da dietro la vegetazione si vede spuntare la città. Tra me e lei una distesa di prati di un verde così brillante da sembrare finti.

Vivono in un posto davvero invidiabile questi svedesi: una metropoli, la capitale della Scandinavia, e alla sera in pochi minuti possono venire qui a camminare, correre, giocare; quelli che stanno un po' fuori invece, con poche centinaia di metri sono in mezzo a natura incontaminata, boschi e laghi.
Fidatevi, la Svezia è davvero un bel posticino, anche per viverci, mi sa; farà un po' freddo, e le giornate sono abbastanza cortine per la maggior parte dell'anno, però...
Adesso aspetterò il tramonto, poi monterò la tenda, farò la cacca, mangerò qualcosa e andrò a nanna.


Ore 21.30.
Forse la differenza principale che ho avvertito in questi giorni rispetto alla mia vita abituale (oltre evidentemente al fatto di trovarmi in Svezia), riguarda il tempo.
Certo, vivere basandosi sul sole e non sulla sveglia e l'orologio è già un cambiamento conisderevole, ma il discorso è più complesso. Quando sono a casa è il tempo a condizionare tutto, qualsiasi attività, qualsiasi cosa; restare un'ora senza far niente a volte è un dramma, ho spesso la sensazione che far niente significhi perdere tempo. Qua no, qua il tempo me lo sto godendo ogni minuto; ho passato ore a guardare un lago, o le nuvole, e in quei momenti ho avuto la netta sensazione di non aver mai impiegato il mio tempo in maniera migliore.

Album del giorno: Fleet Foxes - Fleet Foxes.
Canzone del giorno: White Winter Hymnal.

mercoledì 27 agosto 2008

SVEZIA #4: giovedì 21 agosto

Ore 6.43.
E' una sensazione stranissima quella di essere svegliati dalla luce del sole che filtra attraverso le pareti della tenda, uscire dal sacco a pelo, mettere fuori il musetto e ricordarsi di dove mi trovo in questo momento. Ha un che di appagante.

Ore 9.48.
Purtroppo il tempo oggi è brutto, e io sono ancora fermo, in attesa che almeno si plachi il vento.
Intanto qua sopra c'è un picchio che vorrei dire mi sta tenendo compagnia, in realtà per i primi dieci minuti mi teneva compagnia, poi ha cominciato semplicemente a rompere le balle. D'altra parte si tratta praticamente della prima anima con cui ho a che fare da ieri pomeriggio.
Il cielo non promette niente di buono, ma tutto sommato piove pochissimo, giusto 5 minuti ogni tanto, perchè le nuvole si spostano a velocità impressionante; ed è una fortuna, perchè se dovessi trovarmi in mezzo a un nubifragio avrei giusto l'occasione per combinare un disastro, tipo bagnare sacco a pelo, asciugamani, vivande e abiti di ricambio, che trovare qualcuno in grado di darti una mano non è mica tanto semplice qua in mezzo (il picchio al massimo potrei mangiarlo).

Ore 13.26.
Mi sono fatto coraggio e sono ripartito, e tutto sommato lontano dalla radura dove mi ero sistemato e dentro al bosco il vento è molto meno fastidioso.
Solo un'oretta di cammino è mi sono imbattuto in un delizioso rifugio, dove mi sono fermato per mangiare qualcosa; il caso ha voluto che fossi proprio là dentro quando ha cominciato a piovere per davvero, sicchè posso ritenermi quasi miracolato, che meglio di così era proprio impossibile.

Ho colto l'occasione per lasciare un segno di me stesso, ma il rifugio stesso è stato in grado di pormi nuove domande, come ad esempio: che fine avrà fatto Neve Campbell, che non l'ho più vista da nessuna parte?









Ho fatto caso a una cosa: in questi giorni non penso, tutti i problemi, i dubbi, le cose da cui scappavo, quelle che non riuscivo a raggiungere, ho lasciato tutto non so dove, fatto sta che qui con me non c'è spazio per tutta quella roba. Insomma, in queste ore c'è da pensare al tempo, al cibo, all'acqua da usare per bere e a quella per lavarsi, a trovare un posto per la notte, agli insetti, alle lumache...
E' davvero un'altra vita. Insomma, in Italia nel frattempo potrebbe essere successo di tutto, tipo potrebbe perfino essere che Shevchenko sia tornato al Milan (ok, alla sera accendo il cellulare per mandare un messaggio a casa e ricevo qualche aggiornamento sulle cose fondamentali...), e io non solo non ne saprei niente, ma neanche mi interesserebbe.
Mi piace stare qui insomma, seduto a guardare il vento che muove le onde del laghetto che ho davanti, starei qui delle ore, senza neanche sentire il bisogno di muovere un dito, solo a gustarmi questi attimi.
Quasi quasi viene da chiedersi cosa serve a un uomo più di questo.

Ore 18.11.
Mi sono appena accampato. Ho dovuto correre, perché effettivamente ha ricominciato a piovere, e tutto sommato mi sono salvato in modo dignitoso.
Oggi tra una cosa e l'altra non ho camminato moltissimo, e più che altro ho faticato a zompettare di qua e di là cercando di evitare l'acqua.
Ora mi sistemo un po', mi asciugo, mi cambio, mangio un boccone, prima che venga scuro leggo un po' e poi faccio la nanna. Mi pare un piano ineccepibile.
Domani verso sera dovei essere di nuovo nei pressi di Stoccolma, dove sabato e domenica dovrei fare il turista vero, provvederò a riacquistare sembianze umane e mi preparerò per ritornare a casa.
Già so che questi posti mi mancheranno, per quanto Stoccolma sia una città meravigliosa, e io ci passerei settimane a visitarla, è questo in mezzo alla natura il mio viaggio vero.

Ore 23.44.
Ho appena finito di leggere "Lo Straniero" di Camus.
"E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora".
Dopo aver chiuso il libro e spento la pila, mi accorgo che c'è una strana luce fuori, così mi lazo, abbasso la cerniera della porticina, e metto fuori la testa. E là ci trovo una luna così bianca e così vicina che mai avrei pensato una luna potesse essere così bianca e così vicina.
C'è qualcosa di particolare là fuori, un'atmosfera così strana. Per quanto mi senta perfettamente a mio agio, per quanto sia felice qui in mezzo, sono quasi intimorito dall'indifferenza con cui mi pare di essere trattato dalla natura; un uomo qui dentro è semplicemente una vita, un animale come qualsiasi altro, nessun favore, nessun modo di sovrastare niente e nessuno, semplicemente l'infinitesima parte di un universo di dimensioni incalcolabili.
Credo sia uno di quei discorsi del tipo "le stelle sono così grandi, io sono così piccolo...". Vado a dormire va là.

Album del giorno: Arcade Fire - Funeral.
Canzone del giorno: Une Annee Sans Lumiere.

SVEZIA #3: mercoledì 20 agosto

Ore 4.51.
Alba. In questo momento sono su una spiaggetta che mi godo l'alba svedese.
Potrei facilmente essere l'unica persona sveglia nel raggio di chilometri.

Ore 8.50.
Dopo l'alba ho ripreso sonno, ho dormito un sacco stanotte, che ieri notte non avevo dormito quasi niente.
Novità: ho fatto il fuoco!
Cioè, l'uomo ci ha impiegato migliaia di anni per fare il fuoco, io mi sono svegliato e in quattro e quattr'otto ho fatto il fuoco. Ok, avevo l'accendino e la gazzetta di lunedì da bruciare, però insomma, ho pur sempre fatto il fuoco e mi sono regalato una colazione calda.
Segnalo che per ora non ho avuto a che fare con nessuna zanzara, al posto delle zanzare qui ci sono libellule, libellule dappertutto, e non sembrano ostili.

Ore 18.16.
E anche per oggi posso fermarmi e montare la tenda. Ho camminato molto e ammetto che la fatica si fa sentire, tanto che tutte queste cose che vedo darebbero diversi spunti per scrivere discorsi memorabili, ma sono troppo stanco per riuscirci...
Comunque si tratta di una fatica diversa, non è come tornare a casa dopo 6 ore di lezione, o 8 ore di lavoro: distendersi sul sacco a pelo, chiudere gli occhi, sentire la schiena che si rilassa, il corpo che si scioglie sopra la terra calda, dopo una giornata passata a camminare tra boschi, ruscelli e laghi dà un certo godimento che faccio fatica a tradurre in parole.
Questo viaggio non è affatto semplice, e soprattutto non è finito, però comincio a sentire le sensazioni che speravo di vivere. Passare da un giorno all'altro dal divano a guardare le Olimpiadi a dormire in tenda da solo in mezzo a un bosco in Svezia è un bel salto e non è stato propriamente come alzarsi dal divano e andare in camera da letto, però mi è bastato poco per entrare in questa strana nuova dimensione; cercare il posto giusto per la tenda, ascoltare il vento e guardare le nuvole per capire se sia il caso o no di aspettarsi la pioggia, cercare legna asciutta per far fuoco, lavarsi con acqua raccolta un po' qua e un po' là nudi in mezzo al bosco... mi piace, non mi sento affatto fuori luogo, superato il primo impatto mi pare tutto così normale.
Credo abbia tutto un po' a che fare con una specie di spirito di adattamento, di sopravvivenza, qualcosa di molto primitivo o animalesco che fa parte dell'uomo, e che è semplicemente nascosto da qualche parte dentro di noi.








Ore 21.20.
Ho fatto la cacca.


Album del giorno: Kings Of Convenience - Quiet Is The New Loud.
Canzone del giorno: Cayman Island.
"if only they could see, if only they had been here, they would understand, how someone could have chosen to go the lenght I've gone, to spend just one day riding holding on to you, I never thought it could be this clear"
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SVEZIA #2: martedì 19 agosto

Ore 6.39.
Sono già sveglio, e i motivi sono principalmente due: ho un po' di cose da sistemare prima di mettermi in cammino e i gabbiani, che si sono messi a sbraitare appena hanno visto un po' di luce, cioè alle 4 e mezza circa.
La prima notte da solo in tenda in Svezia l'ho passata in una piccola spiaggetta/parchetto a pochi passi dal centro della città; è stato un po' strano, visto che praticamente non ho mai dormito in tenda da solo, ma ci si abituerà anche a questo.
Dopo aver preso su tutte le mie cose ed essermi diretto verso la stazione centrale ho incontrato: decine e decine di svedesi che facevano jogging (ed erano le 6 di mattina), ciclisti in maniche e pantoloni corte (ed è freddino), due lepri, un matto che faceva il bagno (che mi si è gelato il sangue nelle vene solo a guardarlo, che saranno non più di una dozzina di gradi, e non oso immaginare la temperatura dell'acqua).

Ore 11.58.
Sono in partenza.
Ho visto un bambino con le ruote. Aveva delle ruote sulle scarpe, e sfrecciava sulle ruote e quando voleva fermarsi si inclinava in avanti e si fermava appoggiando la punta per terra. Bellissimo. Gran popolo, gli svedesi.

Ore 14.23.
Passo sotto all'arco e comincia ufficialmente l'avventura (segnalo che solo per trovarlo quell'arco ho fatto una fatica enorme, che dalla fermata delle metropolitana è più distante di quel che sembrava dalla cartina, e che fa un caldo esagerato adesso, e che il mio zaino pesa un po' meno di me, ma non tanto meno).

Sono abbastanza sorpreso per quanto è popolato il sentiero, almeno all'inizio, è pieno di svedesi e cani di svedesi che camminano e che corrono, e che mi salutano e mi parlano in svedese, e io non è che lo svedese lo mastichi molto (so giusto salutare, ecco) e sicchè faccio sempre di sì con la testa e sorrido. Vabbè.

Ore 19.13.
Bene. Per oggi basta, ora ci godiamo un meritato riposo, che sono davvero stanco, forse troppo, ma non sapevo bene fino a dove potevo arrivare.
Stasera allora cena frugale e notte in riva al lago. Come paesaggio niente male, come era facile attendersi.









La giornata si era aperta con qualche dubbio, in fondo non so bene neanche io cosa sto facendo, poi però, sarà stata la splendida giornata di sole, saranno stati i paesaggi, sarà che sto cominciando a entrare nello spirito dell'avventura, devo dire che me la sono goduta.

Album del giorno: Sigur Ròs - Agaetis Byrjun.
Canzone del giorno: Svefn-g-englar.
Uscire dalla tenda con Svefn-g-englar nelle orecchie mentre il buio cala silenziosamente sulle onde di un lago in un punto non ben definito della Svezia è una di quelle esperienze che posso augurarvi di vivere.

SVEZIA #1: lunedì 18 agosto

Ore 0.43 (perciò sarebbe ormai già martedì...).
Sono a Stoccolma. Per ora è andato tutto benone, anzi, è stato fin troppo facile arrivare fin qua.

Poche le cose da segnalare:
1. l'odio che mostrano gli addetti alle valigie in aeroporto nei confronti delle valigie; sono sceso quasi per ultimo dall'aereo e così ho potuto vederli, e le scaricavano e le lanciavano sui carrelli con una cattiveria che mi ha lasciato sgomento;
2. il ragazzo di origini orientali che era seduto accanto a me sul bus da Nykoping a Stoccolma: aveva la mandibola così sporgente che era talmente tanto brutto da sembrare quasi bello. Tra l'altro ha dormito per tutto il viaggio, poverino, sarà stato stanco; solo che tendeva a inclinarsi pericolosamente dalla mia parte, il dannato muso giallo, con quella mandibola spaventosa, che io ho fatto tutto il viaggio rannicchiato addosso al finestrino.

Stoccolma, quindi. E' un ritorno, c'ero stato già ad aprile assieme ad alcuni amici, solo per 4 giorni. Questa volta sarà una vacanza un po' differente, mi sa...
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martedì 26 agosto 2008

HOME AGAIN

Sono tornato.
Tutto bene, sono sano e salvo e devo dire che sono proprio soddisfatto di come è andata.
Ho visto che in questi 8 giorni in cui non ho praticamente guardato la tv e letto i giornali sono successe alcune cose interessanti, nessuna sconvolgente (l'ultima volta che ero stato all'estero, quando sono rimpatriato mi sono trovato Calderoli ministro per la semplificazione, per esempio, sicché stavolta abbiamo limitato i danni).

Beh certo, una cosa ci sarebbe... non sono stato l'unico a tornare, un'altra persona ha fatto ritorno a casa, una persona importante, una persona che non ho mai dimenticato, nonostante tutto.
Uno dei rarissimi grandi amori della mia vita, che mi ha dato tante gioie, e come tutti i grandi amori è stato in grado di farmi soffrire tremendamente. Ma il tempo rimargina le ferite, e anche se i tradimenti non si dimenticano, si possono mettere da parte, per i grandi amori. In fondo so che non sono stato l'unico a stare male, so che anche questa persona ha sofferto, per quel che ha fatto e per le conseguenze di quel che ha fatto.
Ritorna, e chissà se sia la cosa giusta, chissà se le cose torneranno come una volta, se saranno meglio, o se sarà solo un'occasione in più per constatare che il passato va lasciato dov'è.
Per ora, tutto quello che posso dire è: bentornato Sheva.
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venerdì 15 agosto 2008

PREPARATIVI

Lunedì parto e vado in Svezia.
8 giorni, da solo, tenda, zaino e piedi. E basta.
E' tutto pronto: ho il biglietto dell'aereo, ho la tenda che si monta da sola in 2 secondi (e che però non sono ancora riuscito a convincere anche a chiudersi da sola), ho lo zaino, ho il sacco letto, ho tutto quel che mi può servire per sopravvivere (credo). Ho tutto insomma, non manca niente (spero).
Il piano prevede la partenza da Treviso verso sera e l'arrivo due ore e mezza dopo all'aeroporto di Skavsta; da lì si va in bus fino a Stoccolma, dove si trascorrerà la notte. Il giorno dopo si va verso l'alto e si prende il sentiero Roslagsleden, dopo di che quel che sarà sarà.
Tra i vari pregi della Svezia, che potete in parte leggere qui, c'è anche l'Allemansratten, cioè il diritto di accesso comune: lì ognuno è libero di vagabondare e campeggiare ovunque, ad eccezione delle zone coltivate e delle proprietà private; l'unico vincolo è di portare rispetto e non danneggiare la natura, che per gli svedesi è sacra (sì, rispetto all'Italia è tutto un altro mondo).
8 giorni solo, in mezzo a una natura da togliere il fiato, senza tv, senza telefono, senza computer, senza orologio, senza macchina, senza semafori, senza clacson, senza traffico, senza impegni, senza appuntamenti, senza obblighi, senza programmi da rispettare, io e basta.
Sarò onesto, mi autoinvidio.
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lunedì 11 agosto 2008

LO SPIRITO OLIMPICO #2

Uno un giorno si sveglia, vede che è il giorno di inaugurazione delle Olimpiadi, e com'è un po' tradizione in tutto il mondo, decide di invadere un paese confinante.
Il paese confinante, in pieno spirito olimpico risponde mandando l'esercito e bombardando obiettivi militari e civili alla cazzo di cane.
Intanto siamo nel 2008, non sembra, ma queste sono proprio le Olimpiadi del 2008. Per dire, gli antichi greci, che in quanto ad aggressività non erano mica gli svizzeri, ai tempi degli antichi greci, quando c'erano le Olimpiadi fermavano le guerre.
Quest'altro, impegnatissimo proprio a seguire le Olimpiadi, se ne esce affermando che la "la violenza di Mosca è inaccettabile". D'altra parte lui, Gandhi e Babbo Natale sono un po' i simboli della pace nel mondo.
Noi, in pieno spirito olimpico, prima che comincino le gare di atletica, potremmo invadere il Kenya e puntare al podio nel medagliere in grande stile.
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sabato 9 agosto 2008

LO SPIRITO OLIMPICO


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UN MAIALE AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO

Martedì decido di andare dal mio dottore per farmi fare la ricetta per l'antidoto all'allergia. Visto che sono circa 86 ore che piove ininterrottamente, non mi preoccupo del fatto che ci possa essere molta gente, dato che è risaputo che i vecchi e i malati con il clima avverso restano rintanati in casa a lamentarsi del tempo.
Oltretutto, mi dico che è meglio andarci il prima possibile dal medico, prima che arrivi la pandemica influenza suina e tutti i malati immaginari desiderosi di una malattia vera si catapultino in ambulatorio al primo colpo di tosse.
Prendo la macchina, arrivo al parcheggio e ho subito il mio da fare a scacciare un piccolo maialino vestito di stracci che vuole l'elemosina e che riesco a levarmi dalle balle solo mettendomi a correre, mentre lui mi urla "Sgrunf! elemosina signore, solo due euri, dare me due euri, ngruuf! io malato, tu no andare via, sgrouf sgruf!".
Quindi alle 17 e spiccioli entro in ambulatorio e ci trovo più persone di quelle che ci sono nel resto del mondo all'esterno dell'ambulatorio.
Prendo il mio numerino: 78. Guardo il numerino sul display: 56. "Gulp", mi dico.
L'attesa è quasi insopportabile, e riesco a non morire di inedia solo perché non ho una mazza da fare da mesi e quindi sono ben allenato, e perché ho avuto l'accortezza di portare con me un libro, che riesco tra l'altro a finire di leggere più o meno quando è il turno del 75.
A nulla valgono alcuni miei furbi tentativi di sfoltire la fila, come ad esempio una serie di starnuti, seguiti dall'esclamazione "Cavolo, da quando sono tornato dal Messico a vedere quella mostra di suini, ho questo terribile raffreddore che non mi dà tregua..."; ottengo, invece, solo indifferenza da parte dei navigati ed esperti vecchiacci e delle due mucche pazze sedute di fronte a me, che si guardano l'un l'altra, scuotono la testa e si rimettono a scacciare le mosche con la coda.
Quasi alle 20 arrivo all'ultimo livello: il mostro, che ha le sembianze del mio dottore. In un paio di minuti lo sconfiggo, completo il livello, termino il gioco e torno a casa.
E tutto è bene quel che finisce bene.

venerdì 8 agosto 2008

LA MEGLIO GIOVENTU'

http://tv.repubblica.it/copertina/mondo-emo/22502?video

Io sto lavorando a una mia teoria secondo la quale i gggiovani d'oggi sono completamente rincoglioniti.
Ma potrei amche sbagliarmi.
Però non credo.
Mi sa che sono proprio completamente rincoglioniti.

Che anch'io sono stato gggiovane qualche anno fa, e non ero mica così. Che anch'io avevo i miei problemi, che anche i miei amici avevano dei problemi, che anche io avevo degli amici con i genitori divorziati, o che andavano male a scuola, o che si drogavano, ma almeno lo facevano con una certa dignità, che non eravamo mica così noi; anche quelli più stupidi, erano stupidi, ma lo erano in maniera così genuina che sembravano quasi normali.
Oggi invece.
Non so, io quando avevo 14 anni pensavo solo alla foca e al calcio, questi passano il pomeriggio a pettinarsi in bagno.
Sbaglierò, ma sono contento di essere stato gggiovane 10 anni fa.
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martedì 5 agosto 2008

MIAO?

Quando, dopo aver portato da mangiare ai miei gatti, sto rientrando in casa, uno dei due, quello più intelligente, mi guarda.
Mi guarda con aria interrogativa, come se non si capacitasse del fatto che non resto là a mangiare anch'io con loro, non capisce, visto che è tutto così buono, perchè non mangio anch'io.
Qualche secondo dopo, perplesso, torna a concentrarsi sul piatto.
Ecco, io ho l'impressione che abbia capito che gli do da mangiare i miei avanzi, e mi sento in colpa.
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sabato 2 agosto 2008

I CATTOLICI ATEI

La cosa più brutta che può capitare a un essere umano è non essere religioso.
Ti spiego. Se sei religioso hai la strada spianata per l'aldilà: la mattina ti svegli, ti fai la doccia senza toccarti troppo, mangi e bevi senza esagerare, ti diverti, fai cose, mangi e bevi, dormi, il tutto con l’amore di Dio a guidarti. Il sesso potrebbe essere un problema, effettivamente, ma basta avvalersi della vecchia scusa che si fa solo per procreare. In caso di problemi più seri, c’è sempre la confessione e via.
E alla fine della giornata vai a letto sereno, sicuro al 100% che la mattina dopo ti risveglierai in questo o, ancora meglio, nell'altro mondo. E questo è il punto: non solo non hai più paura della morte, ma proprio non vedi l'ora.
Se ci pensi un poco è logico: chi vorrebbe stare ancora in un mondo come questo, pieno di malattie e libri, quando dall'altra parte c'è il Paradiso (il Pa-ra-di-so!)? Non un posto qualsiasi, ma proprio il Paradiso in carne ed ossa.
La gente dovrebbe non vedere l'ora di morire.
E ti dirò di più: il sogno di ogni genitore pio e devoto dovrebbe essere quello di vedere morire il proprio figlio da giovane, anzi, adesso che hanno abolito il Limbo, un secondo dopo la nascita, che vada subito in Paradiso. Ogni bravo genitore dovrebbe affogare i propri figli appena nati o, ancora meglio, abortirli. Un vero cattolico dovrebbe abortire, in continuazione.
Ma purtroppo, si sa, i cattolici quando serve sono atei.