mercoledì 27 agosto 2008

SVEZIA #4: giovedì 21 agosto

Ore 6.43.
E' una sensazione stranissima quella di essere svegliati dalla luce del sole che filtra attraverso le pareti della tenda, uscire dal sacco a pelo, mettere fuori il musetto e ricordarsi di dove mi trovo in questo momento. Ha un che di appagante.

Ore 9.48.
Purtroppo il tempo oggi è brutto, e io sono ancora fermo, in attesa che almeno si plachi il vento.
Intanto qua sopra c'è un picchio che vorrei dire mi sta tenendo compagnia, in realtà per i primi dieci minuti mi teneva compagnia, poi ha cominciato semplicemente a rompere le balle. D'altra parte si tratta praticamente della prima anima con cui ho a che fare da ieri pomeriggio.
Il cielo non promette niente di buono, ma tutto sommato piove pochissimo, giusto 5 minuti ogni tanto, perchè le nuvole si spostano a velocità impressionante; ed è una fortuna, perchè se dovessi trovarmi in mezzo a un nubifragio avrei giusto l'occasione per combinare un disastro, tipo bagnare sacco a pelo, asciugamani, vivande e abiti di ricambio, che trovare qualcuno in grado di darti una mano non è mica tanto semplice qua in mezzo (il picchio al massimo potrei mangiarlo).

Ore 13.26.
Mi sono fatto coraggio e sono ripartito, e tutto sommato lontano dalla radura dove mi ero sistemato e dentro al bosco il vento è molto meno fastidioso.
Solo un'oretta di cammino è mi sono imbattuto in un delizioso rifugio, dove mi sono fermato per mangiare qualcosa; il caso ha voluto che fossi proprio là dentro quando ha cominciato a piovere per davvero, sicchè posso ritenermi quasi miracolato, che meglio di così era proprio impossibile.

Ho colto l'occasione per lasciare un segno di me stesso, ma il rifugio stesso è stato in grado di pormi nuove domande, come ad esempio: che fine avrà fatto Neve Campbell, che non l'ho più vista da nessuna parte?









Ho fatto caso a una cosa: in questi giorni non penso, tutti i problemi, i dubbi, le cose da cui scappavo, quelle che non riuscivo a raggiungere, ho lasciato tutto non so dove, fatto sta che qui con me non c'è spazio per tutta quella roba. Insomma, in queste ore c'è da pensare al tempo, al cibo, all'acqua da usare per bere e a quella per lavarsi, a trovare un posto per la notte, agli insetti, alle lumache...
E' davvero un'altra vita. Insomma, in Italia nel frattempo potrebbe essere successo di tutto, tipo potrebbe perfino essere che Shevchenko sia tornato al Milan (ok, alla sera accendo il cellulare per mandare un messaggio a casa e ricevo qualche aggiornamento sulle cose fondamentali...), e io non solo non ne saprei niente, ma neanche mi interesserebbe.
Mi piace stare qui insomma, seduto a guardare il vento che muove le onde del laghetto che ho davanti, starei qui delle ore, senza neanche sentire il bisogno di muovere un dito, solo a gustarmi questi attimi.
Quasi quasi viene da chiedersi cosa serve a un uomo più di questo.

Ore 18.11.
Mi sono appena accampato. Ho dovuto correre, perché effettivamente ha ricominciato a piovere, e tutto sommato mi sono salvato in modo dignitoso.
Oggi tra una cosa e l'altra non ho camminato moltissimo, e più che altro ho faticato a zompettare di qua e di là cercando di evitare l'acqua.
Ora mi sistemo un po', mi asciugo, mi cambio, mangio un boccone, prima che venga scuro leggo un po' e poi faccio la nanna. Mi pare un piano ineccepibile.
Domani verso sera dovei essere di nuovo nei pressi di Stoccolma, dove sabato e domenica dovrei fare il turista vero, provvederò a riacquistare sembianze umane e mi preparerò per ritornare a casa.
Già so che questi posti mi mancheranno, per quanto Stoccolma sia una città meravigliosa, e io ci passerei settimane a visitarla, è questo in mezzo alla natura il mio viaggio vero.

Ore 23.44.
Ho appena finito di leggere "Lo Straniero" di Camus.
"E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora".
Dopo aver chiuso il libro e spento la pila, mi accorgo che c'è una strana luce fuori, così mi lazo, abbasso la cerniera della porticina, e metto fuori la testa. E là ci trovo una luna così bianca e così vicina che mai avrei pensato una luna potesse essere così bianca e così vicina.
C'è qualcosa di particolare là fuori, un'atmosfera così strana. Per quanto mi senta perfettamente a mio agio, per quanto sia felice qui in mezzo, sono quasi intimorito dall'indifferenza con cui mi pare di essere trattato dalla natura; un uomo qui dentro è semplicemente una vita, un animale come qualsiasi altro, nessun favore, nessun modo di sovrastare niente e nessuno, semplicemente l'infinitesima parte di un universo di dimensioni incalcolabili.
Credo sia uno di quei discorsi del tipo "le stelle sono così grandi, io sono così piccolo...". Vado a dormire va là.

Album del giorno: Arcade Fire - Funeral.
Canzone del giorno: Une Annee Sans Lumiere.